Abruzzo Adventure Experience

Pentamotor

Futuristica moto con telaio completamente inedito in “alluminio avio”

Negli anni ’70, un appassionato di motori di nome Felice Pietrinferni si trovava di fronte a un motore Benelli 250 (Guzzi 254 con cilindrata di 320 cc). Guardandolo attentamente, un’idea brillante balenò nella sua mente: perché non utilizzare quel motore come base per la costruzione di una moto unica nel suo genere? Così, con la determinazione di un vero visionario, Felice si mise all’opera per dare vita alla sua creazione, la Pentamotor.

La sfida di Felice era quella di realizzare una moto dalle prestazioni eccezionali, ma che fosse anche leggera e maneggevole. Per farlo, decise di partire da zero e di costruire un telaio totalmente inedito. Il telaio sarebbe stato realizzato utilizzando solo incastri e viti, senza saldature, e completamente in alluminio aeronautico alleggerito da ulteriori fori circolari.
Questa scelta avrebbe garantito una struttura leggera ma estremamente resistente.

La struttura è costituita da 4 piastre in avional, sagomate ed alleggerite ulteriormente con fori, più un trave superiore sagomato in lamierino. I « collegamenti » sono con ribattini od imbollunature.
Gli ammortizzatori posteriori sono Bitubo mentre l’avantreno è Marzocchi, lo stesso delle prime Morbidelli 125. I freni sono tre a disco della Brembo: Ø 240 mm anteriore e 230 posteriore.

Ma come Felice ottenne il materiale per la costruzione del telaio in alluminio? L’aneddoto divertente risale a un incontro casuale con un pilota di aerei, durante una sua visita a Ciampino. Mentre parlavano di motori e di velocità, il pilota menzionò una vecchia scocca di aereo in alluminio che giaceva inutilizzata in un angolo del suo hangar. Felice, con il suo entusiasmo contagioso, convinse il pilota a cedergli quella scocca, che sarebbe diventata la materia prima per il telaio della Pentamotor.

Con l’alluminio aeronautico tra le mani e la passione nel cuore, Felice lavorò instancabilmente per realizzare il telaio della sua moto. Le sue abilità artigianali si unirono alla sua conoscenza del mondo dei motori, creando un connubio perfetto di ingegneria e creatività. Ogni dettaglio venne curato con attenzione, cercando di ottenere il massimo delle prestazioni senza sacrificare la sicurezza.

Una volta completato il telaio, Felice montò il motore Benelli 250 al suo interno, dando vita alla Pentamotor. Era un concentrato di potenza, agilità e stile unico. L’obiettivo di Felice era quello di utilizzare questa moto per partecipare alle gare di categoria TT3 a Vallelunga, un circuito di fama internazionale.

I numeri del telaio sono: 135 cm d’interasse, 72 mm d’avancorsa e 26° gradi di inclinazione del cannotto di sterzo. La sella è a 87 cm da terra.

Anche la carenatura in vetroresina è stato realizzata appositamente per la Pentamotor ed il serbatoio ha il tappo in alluminio che Felice aveva già in precedenza costruito per i rifornimenti rapidi: chiude infatti con la semplice pressione di una molla e si apre infilando la pistola del distributore od un imbuto.

Quando la Pentamotor prese il via sulla pista di Vallelunga, dimostrò subito il suo valore. La combinazione del telaio leggero e dell’efficiente motore Benelli 250 consentiva alla moto di raggiungere velocità elevate senza compromettere la stabilità e la maneggevolezza. La Pentamotor si dimostrò una vera macchina da corsa, in grado di tenere testa ad altre moto più blasonate.

Felice Pietrinferni aveva realizzato il suo sogno. La Pentamotor era un’opera d’arte su due ruote, frutto della sua passione e della sua dedizione. La sua creazione non solo raggiungeva velocità mozzafiato sul circuito di Vallelunga, ma offriva anche un’esperienza di guida straordinaria grazie alla sua eccellente guidabilità.

Ogni volta che la Pentamotor sfrecciava sulla pista, Felice poteva vedere il frutto del suo lavoro e della sua creatività prendere vita. La sua moto era diventata un simbolo di innovazione e prestazioni nel mondo delle corse. La Pentamotor rimane ancora oggi un’icona degli anni ’70, un tributo alla passione e alla determinazione di Felice Pietrinferni, il quale ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’ingegneria motociclistica.

Il peso totale a secco è di 95 kg (100 in ordine di marcia).